Descrizione
Il Festival di Sanremo è vittima di uno storico pregiudizio: essere il trampolino della canzone commerciale, nazional-popolare, “leggera”, mentre la canzone d’autore – d’arte, di qualità o come la si voglia chiamare – avrebbe casa da un’altra parte.
Ma il discorso è più vasto e complesso e forse è il momento di fare un ragionamento più ampio, raccontando la storia del Festival alla luce di tutto il bello e il buono che ha dato alla canzone italiana. Il punto, secondo gli autori, è rivendicare la possibilità della canzone di essere grande, di essere arte, “a prescindere” dal palcoscenico che potrà o vorrà utilizzare per proporsi al pubblico. Senza sottovalutare, appunto, i moltissimi brani destinati alla storia che il Festival ci ha regalato e sicuramente continuerà a regalarci.
Per questo gli autori sottoscrivono e rilanciano l’opinione che in proposito espresse Fabrizio De André: “L’obiettivo primario di una rassegna della nostra canzone dovrebbe essere la partecipazione degli autori, musicisti, cantanti, la più larga possibile e tale da rappresentare a ogni livello di gusto la maniera – e le maniere – italiane di far canzoni e cantarle. Dico ogni livello possibile di gusto per evitare equivoci che hanno portato anche me, in passato, a considerare buona una brutta canzone impegnata e brutta una stupenda filastrocca votata al più totale disimpegno. E tutto ciò a causa di un ignobile pregiudizio pseudo-culturale, che mi impediva di comprendere che Scacchi e tarocchi di De Gregori e Papaveri e papere cantata da Nilla Pizzi al Sanremo 1952 siano due canzoni diversamente bellissime: il discorso, è ovvio, vale anche per il pregiudizio contrario”.
Paolo Jachia (Milano, 1958) insegna semiotica della letteratura e semiotica delle arti presso l’università e il Collegio Nuovo di Pavia. Oltre ad alcuni testi di semiotica e critica letteraria, ha pubblicato La canzone d’autore italiana 1958-1997 (1998) e le monografie Vecchioni (2001), Guccini (2002), Gaber (2003), Franco Battiato (2005), De Gregori (2009), Dalla (2013), Baustelle (2014, con D. Pilla), Baglioni – Morandi, due Capitani coraggiosi (2015, con F. Paracchini), Battiato, 27 canzoni commentate (2017, con A. Pareyson). Per Zona ha pubblicato Ivano Fossati. Una vita controvento (2004) e Franco Fortini. Un ritratto (2007).
Francesco Paracchini (Milano, 1960) coordina L’Isola che non c’era, una rivista tra le più attive sulla musica e sugli artisti italiani. Ha curato la direzione artistica di festival e rassegne in molte città italiane – tra cui al Teatro Eliseo di Roma e alla Palazzina Liberty di Milano – e per otto anni ha organizzato a Molteno (Lc) “Un’avventura, le Emozioni”, manifestazione dedicata a Lucio Battisti. Da quindici anni è direttore artistico del premio L’artista che non c’era. Ama la canzone d’autore nella sua accezione più ampia, comprendendo quindi le molte sfaccettature e contaminazioni di cui si è arricchita negli anni.