L’utopia è rimasta, la gente è cambiata

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Di Cecilia Rivoli

Nel secondo dopoguerra, mentre gran parte della cultura adotta uno sguardo realistico sulla società italiana (sono gli anni del Neorealismo al cinema, in letteratura, nell’arte), la canzone non è realistica, anzi, fugge dalla realtà.

ZONA Music Books | ISBN 9788864388557

Descrizione

Da questo quadro di fuga e vanità nasce, come risposta di emergenza, la canzone collettiva, che invita la gente a fare i conti con la vita vera e a non risparmiare la denuncia di soprusi e ingiustizie. Due esperienze sono emblematiche, in questo senso: Cantacronache e Nuovo Canzoniere Italiano. Passando dalla successiva epopea della canzone d’autore, c’è un fil rouge che lega quei primi collettivi musicali e intellettuali ad alcuni artisti e gruppi di oggi che raccontano l’Italia reale. Cecilia Rivoli ne sceglie quattro: I Ministri, The Zen Circus, Alessandro Mannarino e Modena City Ramblers, quattro diverse sfaccettature di uno stesso modo di guardare e cantare il mondo attuale.

L’indagine di Cecilia Rivoli riguarda la “canzone collettiva” – né solo “politica”, né solo “di protesta”, “popolare” o “impegnata” – quella cioè capace di descrivere l’Italia più problematica, inquieta, in/sofferente, combattiva, fuori da rassicuranti chiché. Lo fa a partire da due grandi esperienze del 1958 e del 1963, Cantacronache e Nuovo Canzoniere Italiano: questi primi “politici con la chitarra” inserirono nei loro testi il paese di allora, operaio, contadino, emigrato, in contrapposizione netta con la tradizione romantica e melodrammatica in voga. C’è qualcuno, negli anni Duemila, che sta scrivendo canzoni che tra cinquant’anni potranno raccontare l’Italia di oggi? Scandagliando il panorama indipendente, analizzando i brani del presente – lingua, metrica, arrangiamenti, scelte discografiche, copertine, video musicali, interviste – l’autrice si concentra su quattro realtà: I Ministri, The Zen Circus, Alessandro Mannarino e Modena City Ramblers. Per approdare alla conclusione che, nonostante l’ideologia collettiva si sia esaurita, esiste ancora oggi un modo diverso di proporre un’idea di collettività attraverso la canzone: che è personale e non più universale, verticale e non più orizzontale.