Vixita à Palaçio Inreâ. Poexie zeneixi

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Di Alessandro Guasoni

Vixità V. a. Visitare, antic. Vicitare e Viscitare: Propriam. Andare a vedere altrui per ufficio di carità o di affezione o d’osservanza. Visitare, per simil. Andare in alcun luogo per vedere checchessia. Il Perquirere V. Attastâ ncll’ult. signif. — e gèxe; Visitar le chiese: Andare a farvi orazione.
[Giovanni Casaccia, Dizionario genovese italiano, 1876]

ZONA Editrice | E restan forme | ISBN 9788864387550

Descrizione

In questa nuova raccolta – la seconda dell’autore per la collana “E restan forme” diretta da Fiorenzo Toso – Alessandro Guasoni si conferma poeta di valore, nella capacità sempre più fine, stilisticamente riconoscibile e ben connotata, di declinare nel ritmo a volte dolce a volte aspro della lingua genovese, con la sua spiccata musicalità, una lirica-antilirica del quotidiano fatta di immagini vivide e forti, che assumono forma di piccoli dipinti nei quali esultano le luci e le ombre della Liguria. Dietro l’ampio orizzonte del mare c’è il buio delle colline, e si guardano come in uno specchio. Il Palazzo Reale si trasforma, in quello specchio, in un Palazzo Irreale, a segnare il quasi impercettibile punto di frattura di questa poesia tra verità e metafora.

No ve stæ à credde che ne segge gioso / comme i mai çiçilien de barsellette; / mi vorrieiva che viatri, pròpio viatri, / impisci o mondo de poexia e poexia, / ma quella vea, ch’a va ben de longo, / che un o a caccia in tæra e a no se rompe, / che ançi co-i anni a cresce ancon de ciù, / erta de fronte a-o çê, investia de luxe, / comme ‘na miagia, un campanin, ‘na tore, / ch’a digghe à tutti: “No se semmo arreixi, / no emmo cegou a testa, semmo chì.” [Alessandro Guasoni, A poexia – La poesia]

Non crediate che io ne sia geloso / come i mariti siciliani delle barzellette; / io vorrei che voi, proprio voi, / riempiste il mondo di poesia e poesia, / ma di quella vera, che va sempre bene, / che uno la butta per terra e non la rompe, / che anzi con gli anni cresce ancora di più, / alta di fronte al cielo, investita di luce, / come un muro, un campanile, una torre, / che dica a tutti: “Non ci siamo arresi, / non abbiamo piegato la testa, siamo qui”.

Alessandro Guasoni
E’ sempre vissuto nel ponente genovese . Poco adatto a guadagnarsi il pane, ha inseguito le sue fantasticherie di poeta, che non gli hanno mai reso molto. Scrive in lingua genovese dal 1973. Il fu V. E. Petrucci lo definì “un ribelle tranquillo”; ed effettivamente, si potrebbe dire che tutta la sua opera sia un lavoro sott’acqua contro le finzioni, le idee preconfezionate, le illusioni del mondo moderno.
Ha pubblicato diversi libri di poesia e prosa, tra cui A poula e a luña (1997), Cantegoe (2005) e, con Fiorenzo Toso, la grammatica Il genovese in tasca (2010). Per ZONA nel 2016, in questa stessa collana, ha pubblicato la raccolta Turchin.