Descrizione
Una conversazione con Giancarlo Sepe, uno dei registi più noti e poliedrici del teatro italiano, la cui attività abbraccia un lungo periodo storico e culturale del nostro paese. Seguiamo Sepe lungo tutto il suo percorso artistico, dalla sperimentazione nelle cosiddette cantine all’ufficialità dei grandi teatri, percorso che ha compiuto senza mai abbandonare La Comunità, il laboratorio creativo che ha fondato a Roma nel 1972 e che da allora è per lui una seconda casa.
C’è nel modo di lavorare di Giancarlo Sepe una ricerca della qualità, che lo porta a inventare delle scene stupefacenti per i suoi spettacoli. D’altro canto è davvero miracoloso quello che lui riesce a fare nel suo teatrino, La Comunità, creando degli spazi che non esistono grazie all’uso delle luci, sfondando pareti, allargando o restringendo il campo visivo e realizzando dei primi piani suggestivi come si fa al cinema… Mi ha sempre colpito, del suo modo di costruire uno spettacolo, l’apparente superficialità che riesce a toccare, in zone che non avresti mai sospettato, una profondità incredibile. Per questo il teatro di Sepe ti destabilizza, per il miscuglio sapiente di leggerezza e spessore, di divertimento e rigore, che lui riesce ad amalgamare secondo uno stile tutto suo, inconfondibile, che lo rende un artista unico nel nostro panorama teatrale. (dal prologo di Umberto Orsini)
Silvana Matarazzo
Romana d’adozione, ha iniziato a occuparsi di teatro come attrice frequentando il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera. Laureata in lettere, giornalista professionista, ha collaborato con la cattedra di storia della letteratura moderna e contemporanea dell’università Roma Tre. Cura e conduce rubriche di spettacolo e speciali sul teatro per RadioRai, dove lavora. Ha pubblicato i volumi Teatri a Roma tra storia e contemporaneità (2004) e, per ZONA, La parola e la scena (2011).