Lui ha diciannove anni, è siciliano e fa il poliziotto. Ha vissuto molto da vicino la Roma del sequestro Moro. Nel giugno ‘78, un mese dopo, è a Bologna, 7° Reparto Celere.
Dai postumi bellicosi del movimento giovanile del ‘77 alla tragica estate del 1980 - prima Ustica, poi la strage alla stazione del 2 agosto - il nuovo romanzo dell’autore di 9 maggio ‘78.
Ancora una volta, un ragazzo in divisa
testimone diretto della Storia italiana.
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Lo stesso giovane poliziotto siciliano di diciannove anni che il 9 maggio ‘78 era a Roma, a bordo della Volante accorsa in via Caetani quando fu ritrovato il corpo di Aldo Moro, un mese dopo è a Bologna, 7° Reparto Celere. Il primo giorno si trova in prima fila in uno scontro di piazza. Non ha mai assaggiato i lacrimogeni ed è la prima volta che impugna un manganello. Dall’altra parte ci sono ragazze e ragazzi di cui ammira la spinta ideale, non quella alla guerriglia. Bologna è ancora surriscaldata dal Settantasette, le molotov ancora all’ordine del giorno. Tempi duri, ma lui non si monta la testa. E' un ragazzo di sani principi e di famiglia onesta, c’è scritto anche nel suo profilo.
Quasi quasi s’innamora di una bella rossa marchigiana, che qualche giorno dopo sarà – fatalmente – il primo manifestante al quale sta per sferrare un colpo in testa. Entrambi hanno il volto coperto. Lui dall’ubot e dal fazzoletto azzurro del reparto, lei da una sciarpa, la chioma nascosta dentro la giacca. Ma si riconoscono. La sorte, nei mesi a venire, gli riserva varie avventure. Un “fallito tentativo di annegamento”, risolto grazie all’intervento di due colleghi di nome Martini e Rossi. La convalescenza a Enna, la sua città, dove ritrova famiglia, amici e una fidanzata di cui non è più così convinto. Il suo primo faccia a faccia con un pazzo armato che ha sequestrato degli studenti all’università. Una nuova e ben più convincente fidanzata bolognese.
Di storia in storia, siamo al 1980. 28 giugno. Sull’aereo Bologna-Palermo caduto a Ustica c’era Tonino, ventitre anni, collega della Scientifica, siciliano pure lui, asso del bigliardino. Poi arriva il 2 agosto, la strage alla stazione, e i giorni che seguiranno, fino ai funerali di Stato. Sono queste le pagine più toccanti del libro. Il giovane poliziotto siciliano è – senza volerlo – un’altra volta sulla scena della grande Storia, quella con la maiuscola, e la vive e la racconta con la stessa umana partecipazione di quando vide Moro morto nel bagagliaio della Renault rossa con un cappotto nero, e pensò al cappotto di suo padre.
Le ottantacinque vittime della strage sono ricordate una a una, con le loro vite e le loro storie, per quel che ne è dato conoscere, inquadrate al momento dell’esplosione. Lui è lì, scava, si prodiga, è in servizio alla manifestazione sindacale di due giorni dopo, poi in San Petronio il 6 agosto '80, quando davanti all’altare finiscono solo sette bare. Tutte le altre sono tornate ai rispettivi paesi. E il giovane poliziotto siciliano si mette a pregare.
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