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                9 maggio '78. Roma e Cinisi. 
Le BR e la mafia. Due feroci delitti. 
Le ventiquattr'ore più drammatiche della Repubblica 
nel racconto tenero e bruciante di un testimone: 
un giovane poliziotto sbattuto dal caso sul palcoscenico della storia.  
 
9 maggio '78. A Roma le Brigate Rosse uccidono Aldo Moro. In Sicilia la mafia uccide Peppino Impastato. Questo è il racconto di quelle ventiquattr'ore dalla voce di un poliziotto siciliano di appena diciannove anni.  
 
Carmelo Pecora - giovane allievo di PS di stanza nella capitale - era a bordo della prima Volante che accorse in via Caetani quando vi fu segnalata la Renault 4 rossa che conteneva il corpo dell'onorevole Moro: fu tra i primi a vederlo, riverso nel bagagliaio, con indosso un cappotto nero uguale a quello di suo padre. E fu la sua Volante a scortare l'ambulanza che lo trasportò all'Istituto di Medicina Legale.  
 
La mattina di quel 9 maggio '78, Carmelo Pecora era appena rientrato a Roma da una licenza a Enna, la sua città: quella stessa mattina, mentre ancora godeva gli ultimi momenti di calore familiare prima della partenza, il giornale radio di  Rai Sicilia annunciò il ritrovamento di un cadavere dilaniato da un'esplosione a Cinisi, sui binari della linea ferroviaria: si parlava di un attentato fallito, di un terrorista maldestro, tal Giuseppe Impastato, "noto estremista di sinistra". Per l'autore, quei due delitti - apparentemente così distanti, sotto ogni punto di vista, accaduti lo stesso giorno - erano invece assai vicini: due uomini  erano stati assassinati per il coraggio delle proprie idee. 
 
La voce di Carmelo Pecora ripercorre con toni teneri e brucianti questa esperienza, che rafforzò la sua convinzione di stare dalla parte dello Stato, della legge. Un libro per ricordare a chi c'era - quarant'anni fa - il giorno più lungo e drammatico della Repubblica, e per raccontarlo a chi non c'era - i giovani e i ragazzi di oggi - insieme al senso e al valore di una scelta umana e professionale senza condizioni. 
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