"Come scrivo nel chiudere questo piccolo grande libro, al quale tengo molto, lei non è stata la poetessa che ha cantato il dolore degli esclusi: Alda Merini è stata colei che l’ha sentito". [Massimo Cotto] |
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Le dico, mentre le sistemano il microfono: “Guardi, non glielo dico per farle piacere, ma a me quei versi 'A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti dove la gente culmina nell’eccesso del canto' hanno davvero cambiato la vita”. “Allora ha proprio avuto una vita di merda. Pensavo di essere io quella messa male”. Rido. “Comincio a pensare che a parole vincerà sempre lei”. “È naturale. Sono Alda Merini. Lei no”.
Molti sono i piccoli grandi doni che Massimo Cotto e la Musa dei Navigli porgono al lettore da queste pagine, che sono più di un colloquio tra due personaggi di primo piano della cultura italiana, figli di mondi ed esperienze molto diverse. Sono una riflessione profondissima e universale sulla vita, l’amore e la poesia. |