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il libro / poesia |
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MALEBOLGE
di Guido Caserza
ZONA 2003
pp.32 - EURO 3,50
ISBN 88 87578 59 1
Collana Azione poetica
diretta da Marco Berisso
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"Espansione della sezione della raccolta Allegoriche intitolata Galleria (tredici poesie, con un prologo intitolato Ottava dellorinatoio qui non ripubblicato perché evidentemente superato dallevoluzione del progetto), Malebolge è in realtà una fase intermedia, una prima versione provvisoria (e per Caserza ciò significa da sottoporre ancora ad aggiustamenti e variazioni micro e macro testuali) di una duplice riscrittura. Se lobbiettivo primario è infatti quello di un nuovo inferno (ma la conclusione avrà come proprio contraltare anche un nuovo paradiso), quello secondo (e non secondario) è la messa in opera di una strategia intertestuale ben precisa, che vede in Dante il punto di avvio ineliminabile per ogni nuova poesia politica che esca dallinvettiva pura e semplice per trovare uno statuto autonomo, per riproporsi come genere.
Rispetto a Galleria i testi si sono raddoppiati e sono state inserite delle didascalie che ordinano gerarchizzandole le figure evocate in varie bolge (lidea è quella di un Inferno orizzontale, dove la colpa è per tutti pari e parimenti grave): si sviluppa qui, insomma, un primo germe di poematicità che non inficia lautonomia dei singoli testi ma, appunto, ne vuole rafforzare il legame con la serie intera." (dalla nota di Marco Berisso).
DODICI
(il ferrara)
Con fegato rabbioso rutta il pasto,
riprende a terra le sue molte cotiche,
il ventre largo che cola giù guasto
con una delle zanne tira ai lobi:
si insacca nellavello della carne,
mentre trabocca il sacco di tre scroti
vuol gravida la fame daltra fame
e ancora sazio si succhia la bocca.
Ferrara immondo agogna come cane:
lora del pasto dallano gli scocca.
TREDICI
(il fede)
Come la scrofa che appena lavata
al brago subito torna soletta
così, scuffando, vedo una mal creata
ombra corcarsi nella mota. Aspetta
gli fan dietro i molti, dagli al ruffiano
e il più grande suonò la sua trombetta.
A che squilli? fa Fede alzando lano
e la lingua mai stucca attuffa ingordo
a quei pie. Fate che si sazi piano;
le berze levi poi di merda lordo.
QUATTORDICI
(il gadgiuliano)
Dal pingue viscere esce il duro becco
del capro, e come il grasso cola, serra
e fonde il membro nel suo molle vello
nasce materia guizza e mentre quella
giù cade floscia questa forte chioccia
facendo lingua dogni sua scoreggia.
Nellepa poi e per lo sterno alloggia
e mentre luno mostra gli occhi lano
sopra il lombo diviene allaltro bocca
e per gli orecchi scende il loro fango.
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l'autore |
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Guido Caserza
(Genova, 1960)
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Saponiere e cosmetologo. Sua la ricetta del sapone
per barba Vitos e dellolio-shampoo Relax oil. Ha pubblicato Il Dauada, in Antologia dei poeti dellErbaspada (San Marco dei Giustiniani, 1985) e la raccolta di poesie Allegoriche (Oèdipus, 2001). Con Angelo Calvisi ha pubblicato Amavo i Beatles o i Rolling Stones? (Theoria, 1997). Per ZONA ha pubblicato nel 2002 In un Cielo d'amore. |
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