I cani erano trasfigurati. Sembravano leoni con gli occhi gialli. Gli unghioni ricurvi dei loro piedi larghi penetravano nella terra e vidi i loro colli tendersi sempre di più verso il cielo, come per intercettare gli intrusi. Gli aerei erano quasi su di noi quando sbandarono. Forse perché si fondeva con il rombo disumano dei motori, l’ululato diventò un suono impossibile, qualcosa che non avevo mai udito. I cani sembravano neri. In quell’attimo gli aerei si schiantarono contro la cresta rocciosa della montagna e tornò il silenzio. Un intrico di storie fantareali, attorno alla figura leggendaria del molosso: un cane da combattimento e da caccia, una feroce arma vivente, un progenitore sceso dal Tibet, un fedele compagno dai poteri telecinetici, una bestia mitica proveniente dalla culla martoriata della civiltà. Carabba ci accompagna con la sua immaginazione vertiginosa in una Italia distopica, abitata da pastori e solcata dagli F16, mostrandoci visioni alternative del nostro futuro.
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