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il libro / poesia |
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L'IDDIO RIDENTE
di Luigi Di Ruscio
prefazione di Stefano Verdino
ZONA 2008
pp. 128 - EURO 14
ISBN 978 88 95514 77 2
Massimo Raffaeli su Tuttolibri-La Stampa del 30 maggio 2009 >>>
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la speranza andava mostrata subito
inutile tenerla nascosta per paura
[che venisse derubata
sostenerla con versi blasfemi o sferici
e alla fine delle composizioni
come sbattendo il coperchio
di una cassa da morto
per chiudere tutto
Il miglior Di Ruscio, smisurato, oltranzista,
insieme irridente e sacro, in un impasto
che è sempre merce rara e, nei nostri tempi,
addirittura irreperibile.
Non è la prima volta che Di Ruscio si confronta con una misura breve, epigrafica o epigrammatica, del verso, ma il precedente Epigramma (Valore d’uso edizioni, Roma 1982) indicava più un atteggiamento che una precisa stilistica: i testi avevano misura assai variabile, alcuni anche lunghi e a tratto discorsivo. Quando la misura era propriamente epigrafica inoltre, poteva anche capitare di contraddirla felicemente con una tonalità diversa, magari micronarrativa (...). E' a tale tonalità che questo nuovo Di Ruscio fa riferimento: il controverso rapporto con il divino, l’esibizione erotica, il duro giudizio sull’umanità, la rabbia e la provocazione, sono tutti elementi che a piene mani possiamo raccogliere in L’Iddio ridente, ma ventisei anni non sono passati invano e le cose si sono in certo modo più sciolte: intendo dire che il grumo convulso del Di Ruscio di allora, tendente a una spasimante condensazione, ha lasciato spazio ad una elaborazione espressiva più in chiaro ed in nitido. Intanto la scelta formale: la misura testuale è ora volutamente continua e conforme, elaborando una lunga scansione sequenziale, con poesie più o meno formalmente uniformi. La scelta di questa sorta di basso continuo si inquadra in una precisa strategia: al Di Ruscio odierno interessa presentare al lettore come un corale (in cui l’io sottoscritto è semmai voce dentro il coro del noi) che si snoda in vari contrappunti, quali sono appunto le singole "iscrizioni" – Iscrizioni era per l’appunto il titolo iniziale di questa raccolta – che in affine misura si aprono singolarmente a diverse ed anche contrastanti segmentazioni del discorso.
E possiamo, sommariamente, rubricare queste principali segmentazioni, magari partendo dai segni di continuità e sviluppo dal precedente Epigramma. (...) Tutto si gioca con più chiarezza a partire dalla propria inimicizia con Dio (...).
dalla prefazione di Stefano Verdino
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l'autore |
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Luigi Di Ruscio
(Fermo, 27 gennaio 1930 – Oslo, 23 febbraio 2011) |
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Emigrato nel 1957 in Norvegia, ha lavorato per quarant’anni in una fabbrica metallurgica. È stato sposato con Mary Sandberg, da cui ha avuto quattro figli.
Ha pubblicato: (poesia) Non possiamo abituarci a morire (prefazione di Franco Fortini - Schwarz, 1953), Le streghe s’arrotano le dentiere (prefazione di Salvatore Quasimodo - Marotta, 1966), Apprendistati (Bagaloni, 1978), Istruzioni per l’uso della repressione (presentazione di Giancarlo Majorino - Savelli, 1980), Epigramma (Valore d’uso, 1982), Enunciati (a cura di Eugenio De Signoribus - Stamperia dell’arancio, 1993), Firmum (peQuod, 1999), L’ultima raccolta (prefazione di Francesco Leonetti - Manni, 2002), Epigrafi (Grafiche Fioroni, 2003), 15 epigrafi con dedica (Battello Stampatore, 2007), Poesie Operaie (Ediesse, 2007); (narrativa) Palmiro (presentazione di Antonio Porta - prima e seconda edizione Lavoro editoriale, 1986-1990, terza edizione Baldini & Castoldi, 1996), Le mitologie di Mary (postfazione di Mary B. Tolusso - Lietocolle, 2004), L’Allucinazione (Cattedrale, 2007),
La neve nera di Oslo (prefazione di Angelo Ferracuti - Ediesse, 2010), Palmiro (a cura di Massimo Raffaeli - Ediesse, 2011). Le sue poesie compaiono anche nelle antologie: Poesia e Realtà (a cura di Giancarlo Majorino - Savelli, 1977; Marco Tropea Editore, 2000), Poesia degli anni settanta (a cura di Antonio Porta - Feltrinelli, 1979-1980), Centanni di letteratura (a cura di Giancarlo Majorino - Liviana, 1984). |
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