Un piacevolissimo itinerario
tra arte, cronaca e costume,
in cinquant’anni di cultura italiana.
Sono solo canzonette? Proprio no. Ogni canzone è figlia del suo tempo, ne parla il linguaggio, ne racconta i fatti,
ne respira il clima e le emozioni. è dunque possibile scrivere una storia d’Italia attraverso le canzoni
più emblematiche, sintomatiche o alla moda che ci hanno accompagnati fino a qui.
L’osservazione di Giorgio Olmoti spazia senza pregiudizi tra impegno e disimpegno, privilegiando la produzione “autoriale” per motivi quasi ovvi. Il cantautore beneficia della libertà dell’estro artistico, può dire più o meno
ciò che vuole, altra cosa sono invece i prodotti “di mercato”, sebbene anche il mercato intercetti
umori e tendenze, per digerirli o crearne di nuovi.
In questa storia d’Italia sui generis incontriamo dunque cinquant’anni di canzoni e artisti arcinoti ma scopriamo anche una quantità di curiosità e connessioni inesplorate tra brani tavolta insospettabili e spirito del tempo. Come Quarantaquattro gatti, che vinse lo Zecchino d’Oro nel fatidico ‘68. I gattini senza padrone da un’umida cantina preparano la rivoluzione, e marciano sulla città a caccia d’amore perfettamente inquadrati, in fila per tre col resto di due.
Così, coi giusti addentellati internazionali e i necessari riferimenti ad altri reperti salienti, come quelli offerti dal cinema, o dalla fotografia, Olmoti traccia un piacevolissimo itinerario tra cronaca e costume, e ci racconta – con dovizia di spunti e di fonti – cinquant’anni di cultura italiana.
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