Quattro celebri liriche d'amore, opera di quattro scrittori - Cardarelli, Sbarbaro, Pave e Bertolucci - profondamente diversi tra di loro per temperamento, formazione, poetica. Scrittori ora al centro della vita letteraria del nostro paese, ora relegati (spesso loro malgrado) ai margini della stessa. Scrittori che hanno concepito lo scrivere versi come una vocazione alla quale interamente consacrarsi (Sbarbaro e Bertolucci), meglio se lontano dai riflettori, e scrittori che hanno inteso il canere come uno dei tanti modi esperiti per incidere sulla cultura italiana degli anni Trenta e Quaranta. Scrittori che, in ogni caso, prima di essere poeti sono stati grandi lettori, finissimi traduttori, cultori della pittura e della musica. Ecco perché commentare queste poesie diviene un po' alla volta un parlare anche di Saffo e Petrarca, Turgenev e Kafka, Monet e Munch, Chagall e Kandinsky, Baudelaire e Achmatova, Goncarov e Musil.
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